giovedì 28 aprile 2011

Polpettone ripieno di carciofi



Qualche volta penso ingenuamente che quello che faccio passi inosservato a casa mia. Figurarsi, non è così! L’altro giorno torno a casa dal lavoro, affamata ma fiduciosa nella cucina della mamma. Prima di potermi lavare le mani e mettermi a tavola la mamma mi apostrofa: “Ho fatto il polpettone ripieno; si fanno subito le foto?”. “Le foto? Quali foto? Le foto di cosa?”, chiedo io con la glicemia al minimo storico. Ovviamente la mamma intende le foto del polpettone: vuole farle prima che inesorabilmente finisca, dato che lei e mio padre ne hanno già mangiato. Ancora non capisco: “Perché devo fotografare il polpettone e non semplicemente mangiarmelo, dato che è pure ora?”. Alle 14.15 ho fame e basta. “Ma bisogna dirti tutto!!!”: le foto, mi informa mia madre, sono per il blog. Ho quindi scoperto in quel momento che condividevo l’avventura del blog con lei. C’era un’invasione di campo e anche piuttosto perentoria. La realizzazione del polpettone è colpa sua, quindi. La ricetta è un misto di tradizione (lei, il polpettone lo fa così) e di cose viste in televisione (l’arditezza del ripieno). Le foto sono mie, scattate subito dopo aver pranzato..

domenica 24 aprile 2011

Buona Pasqua a tutti!!


Auguri a tutti per una Pasqua serena e luminosa (a dispetto del tempo)!!

La ricetta della colomba? ma è quella di Marble, una cara amica e una cuoca eccezionale (mi verrebbe però da scrivere: ecceZZZionale :-))). Unica variante: i canditi al posto delle mandorle...

A presto!

venerdì 22 aprile 2011

Sformatini agli asparagi


Continuo con i salati e presento questa volta un contorno un po’ pesantino, da aggiungere alle ricche portate della prossima Pasqua. Dobbiamo ammettere che è un contornino raffinato a vedersi, via…. ;-)) Quando ho rovesciato gli stampi non ci potevo credere: erano riusciti!!!! Ogni sformatino era avvolto dalla sua foglia di bietola d’ordinanza, come prescritto dalla ricetta (tratta da La cucina italiana) e il ripieno non tracimava, come mi sarei aspettata (e come di solito accade…). La cucina, a volte, mi dà delle botte di autostima pazzesche e, mi dispiace, urge comunicarle…

domenica 17 aprile 2011

Plumcake salato alle olive


L’altro giorno pranzavo con una parte consistente del mio pubblico, ovvero con le mie due amiche (e colleghe)  Ilaria e Anna. Mentre aspettavamo i nostri piatti e prima di spettegolare sugli ultimi fatti del lavoro, Ilaria esordisce seria: “Francesca, dobbiamo parlare del tuo blog”. Un po’ stupita e curiosa le chiedo cosa c’è che non va. “Stai pubblicando solo dolci!” –mi risponde- “Vabbè che non se ne mangerebbe mai abbastanza, però dovresti mettere qualche piatto salato”. Ho cercato di far tesoro del suggerimento, anche se a me riescono meglio i dolci. I piatti salati, secondo me, richiedono una buona dose di improvvisazione o forse, direi, d’ispirazione, che non penso di avere, almeno non ancora. I dolci invece li trovo rassicuranti (quelli che mi riescono, ovviamente!) perché la loro realizzazione parte da dosi e procedimenti precisi, che vanno seguiti per lo più alla lettera. Certo ci vogliono anche qui talento e tecnica, ma si fa quel che si può…
Di plumcake salati ne ho visti di buonissimi sul web, ultimamente, senza contare le torte e i pani salati regionali caratteristici di questo periodo. Vi aggiungo anche il mio: durante la gita fuori porta del Lunedì di Pasqua meglio avere qualcosa da mangiare in più che in meno, si sa!

lunedì 11 aprile 2011

Fragole e zabaione con panna


Sì, lo confesso: in principio doveva essere un budino, non un dolce al cucchiaio. Ho sbagliato la dose della gelatina e al momento di togliere il dolce dallo stampo, il povero budino si è afflosciato su se stesso. Impresentabile! Però le fragole erano fresche e saporite, lo zabaione in formissima come mai, la panna era la panna e così ho cercato di rimediare, tramutando il tutto in un dolce al cucchiaio. Non senza disappunto, per usare un eufemismo. La mia reazione di fronte agli errori da me medesima provocati non è esattamente pacifica ed ho sempre la tentazione di andarmene sbattendo la porta. Lo faccio quasi sempre, di andarmene sdegnata sbattendo la porta (almeno metaforicamente); mi auto-abbandono e non voglio più saperne di questa pasticciona. Gli insuccessi però rimangono al loro posto e arrabbiarsi in fondo non serve, serve ricominciare daccapo (ufff!!!), analizzando (argggg!!!!) gli errori. In questo caso, c’erano dei commensali impazienti di mangiarsi qualunque cosa purché dolce. Erano pronti ad aspettare che completassi la sessione fotografica, certo, ma non avrebbero tollerato che, in nome dell’orgoglio, il dolce finisse in qualche angolo buio del frigorifero. Allora ho travasato tutto il pasticcio in ciotoline e l’ho portato in tavola, con il fumo che mi usciva dalle orecchie.
Ecco quindi queste fragole allo zabaione “alleggerito” dalla panna montata: sono buonissime ma non sono come avevo pensato, stilisticamente parlando. Però il sottotitolo di questo blog non è la cuoca imperfetta?

lunedì 4 aprile 2011

Pane irlandese - Irish soda bread


Sono stata in Irlanda a 16 anni, cioè venti-parecchi anni fa, a fare una classica vacanza-studio e non ricordo di aver mai assaggiato l’Irish soda bread, il caratteristico pane irlandese. Di quel breve periodo ricordo comunque un’esperienza gastronomica che si rivelò scioccante: ho mangiato la mia prima pizza surgelata!!! La famiglia che mi ospitava me la propose, una sera, e io rimasi sconcertata perché mi sembrava incredibile che si vendessero pizze già pronte congelate invece di farsele da soli. In seguito le pizze surgelate le hanno introdotte anche da noi e sono circolate anche da casa mia, in nome del “far presto” e della globalizzazione, fino a tornare alla vecchia (e sana) abitudine di impastare un po’ d’acqua e di farina, stendere il pomodoro e che ci vuole.
Tornando alla ricetta, questa è tratta dal libro di Jeffrey Hamelman, Bread. A Baker’s Book of Techniques and Recipes. Si tratta di un pane velocissimo da fare ma necessita di fabbricarsi da soli alcuni fondamentali ingredienti, ovvero la farina e il latticello (il siero che risulta dalla lavorazione del burro). Entrambi sono comunemente venduti in Irlanda ma non nel resto dell’orbe terracqueo. Per la farina, Hamelman consiglia una miscela di farina integrale, farina 00 e di germe di grano a scaglie, mentre per il latticello….occorre farsi da soli il burro! L’operazione è assai facile: basta montare la panna e non fermarsi fino a che questa, appunto, non diventa burro. La tentazione di bloccarsi a metà dell’opera, quando la panna è bella soffice, e affondarci un dito è fortissima ma basta ripetersi come un mantra ossessivo: “non lo devo fare! non lo devo fare!” e ricordarsi dell’imminente prova costume. Attenzione perché il burro si agglomera improvvisamente alle fruste e il latticello schizza felice per ogni dove, se non ci si ferma in tempo. Sulla base della mia esperienza, con un litro di panna si ricavano circa 400 gr di burro e 500 gr di latticello. Il lievito usato è il bicarbonato di sodio e un pizzico di lievito per dolci, che, come sapete, si attivano da subito, non appena entrano in contatto con l’impasto: evitare quindi di fare giratine prima di infornare. Un’ultima considerazione: le misure sono un po’ stranine perché sono direttamente convertite dal sistema anglosassone seguito nel libro.